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La storia del Torino FC > Lo stadio Filadelfia

Breve storia del Filadelfia
(Fonte wikipewdia)


Il Campo Torino (noto con il nome di Stadio Filadelfia) è un ex stadio di Torino, ormai in disuso. Prende il soprannome dalla via sulla quale è edificato, ed ha ospitato per oltre un trentennio le partite casalinghe del Torino Calcio.Lo stadio venne creato dal conte Enrico Marone di Cinzano, a quei tempi presidente granata. Enrico Marone creò la Società Civile Campo Torino, con quote versate a fondo perduto, e con il solo obbiettivo di acquistare l'area e costruirvi uno stadio con annesso campo di allenamento. Il 24 marzo 1926 viene fatta richiesta di concessione edilizia presso il comune e, dopo l'accettazione, i lavori vengono affidati all'ingegnere Miro Gamba, docente del Politecnico di Torino; i lavori di costruzione vennero seguiti dal commendator Riccardo Filippa. Il terreno su cui sorse era, in quel periodo, in periferia, e venne scelto per il basso costo dell'area.
Il conte Marone di Cinzano, la principessa Maria Adelaide e il Duca d'Aosta parteciparono alla cerimonia d'inaugurazione
I lavori occuparono 5 mesi di lavoro, e poco meno di due milioni e mezzo di lire. L'inaugurazione dell'impianto avvenne il 17 ottobre 1926 e, per l'occasione, si svolse una partita amichevole tra Torino FC e Fortitudo Roma, alla presenza del principe ereditario Umberto II, della principessa Maria Adelaide e di un pubblico di 15.000 spettatori. Il campo venne benedetto prima dell'incontro dall'arcivescovo di Torino, Monsignor Gamba. La partita finì con la vittoria del Torino per 4-0.


La struttura
Originariamente lo stadio copriva un'area di 38.000 m² cintati da un muro; era formato da due sole tribune, con una capienza che raggiungeva le 15.000 unità (1300 in tribuna centrale, 9500 sulle gradinate, 4000 nel parterre). Sotto la tribuna si trovava il parterre, disposto su 13 file.
Lo stadio Filadelfia aveva delle gradinate in cemento, ed una tribuna in legno e ghisa costruita in stile Liberty. Le poltroncine della tribuna erano in legno, e tutte numerate. Il muro che circondava la struttura era alto 2,5 metri.
Le squadre di Torino e Fortitudo Roma che si scontrarono nella partita inaugurale.
La facciata era composta da mattoni rossi, con colonne e grandi finestre dotate di infissi bianchi. Le varie finestre erano collegate tra loro da un ballatoio con la ringhiera in ferro.Davanti all'ingresso si trova un vecchio campo che veniva usato per gli allenamenti negli anni trenta.
La struttura portante dell'edificio era in cemento armato, mentre quella delle tribune era composta da pilastri che sostengono una rete longitudinale di capriate trasversali in legno su cui sono sistemati pannelli di eternit. Il parterre è formato invece da setti trasversali in muratura. Il sostegno della bandiera che si trovava all'entrata era alto sei metri circa; il suo basamento è coperto da bassorilievi raffiguranti greche in stile Art déco.
Il campo misurava 110x70 metri ed era coperto di erba e dotato di un sistema di drenaggio. Sotto alle tribune si trovava l'appartamento del custode, e quattordici camere che servivano oltre ai giocatori ed all'arbitro, anche l'infermeria, la direzione, ed una sala per rinfreschi. I giocatori potevano raggiungere il campo dagli spogliatoi attraverso un sottopassaggio.
Lo stadio subì opere di ampliamento. Nel 1928 venne aggiunta la biglietteria, e nel 1932 la gradinata della tribuna venne ingrandita portando la capacità totale a 30000 persone.
Il Grande Torino


Questo stadio ospitò le partite casalinghe del Torino fino sul finire degli anni cinquanta. Qui i granata vinsero sei dei loro sette scudetti, a cui va aggiunto anche quello revocato nel 1927.
In questa struttura il Torino restando imbattuto per sei anni, 100 gare consecutive, dal 17 gennaio 1943 alla Tragedia di Superga, compreso il famoso 10-0 rifilato all'Alessandria (ancora record per una gara di serie A). È in questo stadio che si esibiva Bolmida, il tifoso trombettista reso famoso dal recente film Ora e per sempre.

Il 13 luglio 1943, nel mezzo della seconda guerra mondiale, venne bombardato anche il Filadelfia. Tra le parti danneggiate si trova il campo (utilizzato dagli alleati per giocare a baseball) oltre alle gradinate di via Giordano Bruno. Nonostante la copertura della tribuna fosse intatta, le travi metalliche vengono asportate per rifornire probabilmente l'industria bellica, e sostituite con altre in legno.
Il Filadelfia divenne inagibile per molto tempo, ed il campionato del 1944 viene disputato presso il vicino Motovelodromo di corso Casale. In seguito il Torino si spostò presso lo Stadio Mussolini, futuro stadio Comunale.

Dopo la guerra i lavori di ristrutturazione vennero eseguiti dal nuovo presidente Ferruccio Novo.

Nel 1959 venne approvato un nuovo piano regolatore generale secondo cui, dal 6 ottobre, per l'area veniva prevista una destinazione di gioco e sport, e si accennava al riconoscimento del valore storico.


L'abbandono
Dopo Superga il presidente Ferruccio Novo diede in garanzia lo stadio alla Federcalcio, e secondo qualcuno pensò addirittura alla possibilità di demolirlo.
Nel dopoguerra l'area del Filadelfia diventa residenziale, e nasce l'idea di abbattere il complesso per costruire nuovi edifici. Nel 1959 esce il nuovo piano regolatore che definisce l'area "verde pubblico", ed il progetto fallisce.[
Nella stagione 1957-58 il Torino, denominato Talmone per via di una sponsorizzazione, si trasferisce allo Stadio Comunale: la stagione successiva si concluse con la retrocessione in Serie B. L'anno seguente, per una questione scaramantica, la squadra tornò a giocare al Filadelfia, e lo stadio ridivenne la casa del Torino Calcio per qualche anno.

Il 19 maggio 1963 viene disputata l'ultima partita ufficiale di campionato, un Torino-Napoli terminato 1-1 con gol di Bearzot (T) e di Corelli (N). A partire dalla stagione seguente i granata si trasferiscono definitivamente al "Comunale", che avevano iniziato ad utilizzare saltuariamente, soprattutto per gli incontri di maggior richiamo e, di conseguenza, con maggiore affluenza.

Nel 1970 si tenta per la prima volta di recuperare il Filadelfia, quando il Presidente era Orfeo Pianelli; la Società Civile Campo Torino fa eseguire un progetto per la ristrutturazione. L'idea è di permettere l'allenamento della prima squadra con il recupero del campo e la costruzione di una palestra. I lavori subiscono qualche problema, e vengono annullati nel 1973 in quanto l'area risulta ancora destinata al verde pubblico. L'idea di Pianelli prevedeva l'abbattimento totale della struttura, la costruzione di campi di gioco e di una struttura per gli alloggi delle giovanili. Il progetto originale fallì anche a causa di alcune minacce di morte ricevute dal presidente. Il 18 ottobre viene rilasciata la concessione edilizia, ma solo in forma precaria, e prevedendo un canone annuo.

Il Torino continuò ad allenarsi qui fino al 1989, quando si trasferì nella moderna struttura di Orbassano, usata ancora oggi, lasciando il campo di allenamento alle giovanili.
La manutenzione però fu abbandonata, ed in pochi anni gli spalti si deteriorarono. Negli anni ottanta il degrado ebbe una crescita esponenziale, soprattutto a causa del calcestruzzo utilizzato nella costruzione, e si arrivò anche a parziali crolli delle strutture.


Breve storia del Filadelfia
(Il campo dei miracoli)

Lo stadio che ospitò le imprese di Valentino Mazzola e del Grande Torino resta il luogo sacro del tifo granata anche oggi.

Il sogno è di riportarlo a nuova vita.

La storia era cominciata il 17 ottobre 1926. Per il match contro la Fortitudo Roma il Toro si trasferisce dal campo di corso Sebastopoli al nuovo stadio, costruito a tempo di record (poco meno di un anno) per iniziativa dell'allora presidente, Marone, anche per rispondere alla Juve che da quattro anni si era stabilita nel nuovo impianto di corso Marsiglia. Il progetto dell'ingegner Gamba era innovativo: nasceva uno stadio esclusivamente dedicato al calcio, con le tribune incollate al rettangolo di gioco. Capienza: 35.000 spettatori. Il nuovo stadio porta decisamente bene: la prima stagione disputata al Filadelfia si chiude col Torino campione d'Italia per la prima volta nella sua storia. Titolo revocato, però: lo scandalo... Allemandi annulla il trionfo e costringe i granata a concedere il bis. Al termine della stagione '27-28 il Toro è ancora lassù e stavolta lo scudetto è assolutamente regolare.

La Nazionale sbarca per la prima volta al Filadelfia il 17 aprile 1927 per un'amichevole col Portogallo (3 - 1), ma il match memorabile è un'altro: 13 dicembre 1931, di fronte Italia e Ungheria in una gara valisa per la coppa internazionale, una specie di campionato europeo dell'epoca. C'è un solo torinista in campo (Libonatti) e ben sei juventini. Poco male: per una volta la buona stella del Filadelfia assiste anche i cugini. Apre proprio Libonatti, ma a inizio ripresa pareggia l'ungherese Avar. Passono tre minuti appena e Orsi fa 2 - 1, ma non basta, perchè quel diavolo di Avar trova il gol del pari. 2 - 2: finisce così? Sembrerebbe, visto che ormai il cronometro fa novanta. Ma è qui che si colloca un'impresa destinata a passare dai campi di calcio alla galleria dei luoghi comuni. Proprio al 90' lo juventino Renato Cesarini trova il gol della vittoria. Da allora tutte le reti in extremis saranno segnate in "zona Cesarini".

Dieci anni dopo il Filadelfia sarebbe diventato la Fossa dei Leoni, quei leoni granata che dominarono l'Italia del pallone tra il 1943 e il 1949. Poi, di colpo, si spense la luce, sul Torino e, lentamente, anche sul Filadelfia. Nel 1959 i granata scivolarono addirittura in serie B: troppo per il campo dei trionfi che vide l'ultima partita il 5 giugno 1960 (Torino - Modena 3 - 1), prima di avviarsi a un lento e malinconico disfacimento. Nel 1997 le ruspe hanno demolito gran parte delle tribune e da allora i torinesi aspettano che il Filadelfia risorga per essere la ana dei leoni di domani. Non era, non è e non sarà mai un campo qualsiasi.





Ascolta la canzone dedicata al Filadelfia di Ermanno Eandi
(Per gentile concessione)

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