Alessandro Pagnini - Articolo della settimana - Torino Club Fedelissimi Granata Pesaro

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Il Toro visto da lontano

Torino Club Fedelissimi Granata Pesaro
Pubblicato da in Alessandro Pagnini ·
Tags: Articoli

Ci sono momenti nella vita in cui ognuno sceglie ciò che è e ciò che sarà; ogni persona decide se seguire la via più semplice, quella della maggioranza, o di andare controcorrente, contro tutto e contro tutti.
A Pesaro, cittadina di provincia delle Marche, quando sin da bambino ho cominciato a "professare la fede granata", la gente ti guardava storto, a volte sorrideva, ed in fondo si faceva la stessa domanda "ma come cavolo gli è venuto in mente a questo ragazzino di scegliere il Toro?"
Parliamo dei primi anni ottanta, il Toro è una buona squadra, ma nulla di più, e soprattutto non ci sono le tecnologie odierne, come internet o il satellite… Pesaro è anni luce lontana dalla città della Mole.
Si sceglie quindi, e una volta fatto ciò non ci si gira mai indietro, anche se i tuoi compagni di scuola ti prendono in giro, anche se tuo padre vede il Milan di Sacchi insegnare il calcio al mondo; tu vedi le loro partite, rimani estasiato da quel nuovo calcio totale, e poi ritorni nel tuo piccolo universo, tanto lontano quello che hai visto, ma sapendo che è comunque la cosa giusta per Te, e che coloro i quali non comprendono la Tua passione, non capiscono Te fino in fondo.
Il Toro allora per me era qualche articolo di giornale, pochi secondi al telegiornale e soprattutto la radiolina della domenica pomeriggio; in quei momenti si fermava tutto, ogni cosa passava in secondo piano; domeniche passate in famiglia a passeggiare, gite e quant’altro, andava bene tutto bastava ci fosse la magica radiolina con la voce di Carlo Nesti pronta ad annunciare un gol granata.
Torino città era lontana, la vedevo come un miraggio, invidiavo così tanto quei ragazzi che uscivano di casa ed entravano allo stadio, magari in Maratona…con il Toro lì davanti a loro; questo sentimento d’invidia ce l’ho ancora oggi quando ci si incontra in curva, quando senti il torinese doc che non riesce ad apprezzare la sua fortuna, di avere il proprio amore vicino a sé.
Il Toro era lontano, ancora oggi mi ricordo quando i risultati della Coppa Uefa li apprendevo alle 13,45 del giorno dopo, quando mio padre tornava a casa per pranzo.. "Papà cosa ha fatto il Toro?" "Ha vinto 4-0 a Nantes" "Ehhhhhhhh dai mi prendi sempre in giro!" "No questa volta è vero, Kieft ha fatto doppietta!"
Quanta sofferenza, non bastava quella storica riservata al tifoso del Toro, stare lontano allora voleva dire "allenarsi" a soffrire di più… cosa rivelatasi assai utile visti i tempi cupi successivi.
Oggi è tutto diverso, siamo lontani e vicini allo stesso tempo, certo i migliaia di chilometri che si fanno per raggiungere Torino sono gli stessi, ma almeno possiamo vivere il Toro 24h. al giorno, con aggiornamenti, dirette, interattività.
Dovrei concludere quindi che il Toro visto da lontano oggi è senz’altro meglio di quello di una volta, ma proprio non ce la faccio.
Non ce la faccio quando penso alle mille contestazioni odierne, le mille lotte con la società, giocatori contestati, fratelli che litigano tra di loro e quanto altro; non voglio dire che allora tali episodi non ci fossero… però allora quando si parlava del Toro, si parlava di qualcosa di Sacro, almeno per me, ragazzino lontano dal mio Tempio, qualcosa che non si poteva discutere, ma solo Amare, incondizionatamente e sconfinatamente.
Sento nostalgia di quei tempi, di quelle emozioni, di quella radiolina andata ormai in pensione, ma sempre nel cassetto, pronta a ricordarmi cosa fosse il Toro per un ragazzo lontano da Torino, impegnato a coltivare la propria fede granata in mezzo a tanti infedeli come un missionario in terra straniera.




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