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DANILO MARTELLI
Il futuro
Martelli sarebbe stato il perno della squadra destinata a seguire le orme del Grande Mito. E c'erano altri giovani giocatori pronti a subentrare nel futuro del Toro. Martelli era il pilastro del Toro Anni Cinquanta
"Un centrocampista pronto per ogni ruolo, ma il club granata importava anche dall'estero stranieri di qualità come Bongiomi, Grava e Schubert"
E' stato un calciatore italiano, nel ruolo di mediano e mezzala. Esordì con il Marzotto Manerbio in serie C, nella stagione 1940-41; passò poi al Brescia con cui disputò due ottime stagioni di Serie B dimostrando anche una certa propensione al gol. Nel 1943 le rondinelle conquistarono la promozione in massima serie, ma poterono giocare solo al termine della Seconda Guerra mondiale, nel primo campionato postbellico, con due gironi regionali. Il Brescia ottenne un ottimo quarto posto nel girone dell'Alta Italia, perdendo poi lo spareggio con il Milan per il girone finale. Tuttavia Martelli si mise in luce e fu notato dai dirigenti granata, per cui raggiunse il Torino nel 1946. Era considerato il nuovo talento, in attesa di essere titolare. Accettò il ruolo di prima riserva, imparando dai grandi campioni al suo fianco. Ma i tifosi iniziarono ad andare allo stadio Filadelfia con la speranza di vederlo giocare. Con le sue 72 presenze e 10 reti, contribuì agli scudetti del Grande Torino degli anni 1947, 1948 e 1949. Valentino Mazzola gli consigliava sempre di essere «più cattivo». Martelli era un mediano più di quantità, abile in difesa, determinato, intuitivo anche nel proporsi in attacco, ma ottimo a rientrare in copertura. Generoso nei recuperi, duro in marcatura, era anche un buon realizzatore. Si inseriva tra i titolari di centrocampo interpretando con sicurezza ogni ruolo, anche se spesso prendeva il posto di Giuseppe Grezar. La sua duttilità lo portava a giocare anche come terzino su entrambe le fasce e nell'ultima partita del Torino a Lisbona giocò proprio da terzino sinistro. Danilo godeva di tale considerazione da parte dei suoi compagni, che fu al centro di un fatto curioso. Il Toro aveva necessità di vendere qualcuno per riassestare le proprie finanze, e aveva pensato di cedere Martelli, nuovo astro nascente e appetito da molte squadre. I suoi compagni organizzarono una specie di autotassazione per arrivare alla metà della cifra che l'avrebbero pagato le altre squadre, pur di far rimanere Danilo in granata. Allegro e burlone, ma nondimeno amante della tranquillità, era, con gli altri due scapoli Valerio Bacigalupo e Mario Rigamonti, l'elemento più moderato del famoso "Trio Nizza". Si divertivano goliardicamente, e anche Martelli poteva sorridere, col suo sguardo sempre un po' malinconico. Amava cantare, era la sua seconda passione. Aveva cantato anche alla radio: «Non si sa mai, se Novo non mi volesse più e quando smetterò di prendere a calci il pallone...!». Lo stadio di Mantova gli è stato intitolato dopo la tragedia di Superga.
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