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Nel campionato 1928/29 i granata non riuscirono a ripetere l’impresa della stagione precedente: lo scudetto andò al Bologna al termine di uno spareggio deciso da un gol di Muzioli ad otto minuti dalla fine. Fu l’ultimo campionato a due gironi perché dall'anno successivo il campionato si svolse a girone unico, così come lo conosciamo oggi. Nel primo campionato a girone unico vinto dall'Ambrosiana Inter i granata si piazzarono al quarto posto.
Nel frattempo iniziarono a svilupparsi i settori giovanili delle grandi squadre, veri e propri serbatoi di risorse per le formazioni principali. Il Torino nel 1932 creò, in onore del grande Adolfo Baloncieri (foto) che lasciava il calcio, una sezione giovanile a lui dedicata, i “Balon boys”, affidata a Carlo Rocco detto Carlin, che dedicò la sua vita ai giovani calciatori. Da questo grande serbatoio emersero in quegli anni campioni del calibro di Raf Vallone, Federico Allasio, Giacinto Ellena, Cesare Gallea.
All’inizio degli anni ’30 il Toro, dopo l’abbandono del conte Cinzano, vide il succedersi di numerosi presidenti: Ferrari, Vastapane, Gervasio, Mossetto, Silvestri, Cuniberti.
Fu un periodo di instabilità che si rifletterà anche nelle posizioni non brillanti nei campionati di quegli anni: 7° nel 1930/31, 8° nel 1931/32, ancora 7° nel 1932/33, 12°nel 1933/34 e solo 14°, ad un passo dalla serie B, nel campionato 1934/35.
Fu solo dalla stagione 1935/36 che iniziò una rinascita per la squadra: i granata lottarono per il titolo sino a metà del girone di ritorno anche se fu il Bologna a vincere lo scudetto, con un punto di vantaggio sulla Roma. La consolazione per lo scudetto sfumato venne dalla vittoria della prima Coppa Italia, manifestazione che esordì in quella stagione dopo un'edizione sperimentale, vinta dal Vado nel 1922. Furono proprio i granata i primi ad aggiudicarsi il trofeo, con cinque vittorie consecutive ottenute travolgendo 2-0 la Reggiana, 8-2 il Catania con sei reti di Buscaglia, 4-2 il Livorno e 2-0 la Fiorentina. La finale contro l’Alessandria disputata a Genova, fu senza storia: il Toro si impose 5-1 aggiudicandosi il trofeo con doppiette di Galli e Silano ed un gol del bomber Buscaglia.
Nella stagione 1936/37 il Torino cambiò denominazione: da Football Club ad Associazione Calcio. Al termine del campionato si piazzò ancora al terzo posto, dietro il Bologna campione d’Italia per il secondo anno consecutivo, ed alla Lazio. Finalmente, dopo 8 anni di amarezze, i derby tornarono a tingersi di granata: il Toro ebbe la meglio in entrambe le sfide, vinte per 1-0 all'andata (rete di Galli) e 2-1 al ritorno (ancora Galli e Prato).
Nel torneo 1937/38 i granata chiusero con un anonimo nono posto, e Campione d’Italia fu l’Ambrosiana-Inter. Qualche soddisfazione arrivò dalla Coppa Italia, dove i granata si arresero soltanto in finale.
Buona, invece, la stagione 1938/39, terminata al secondo posto, alle spalle di un Bologna fortissimo che superò i granata di 4 punti. Direttore tecnico era l'ungherese Egri Erbstein, allenatore Mario Sperone, mentre alla squadra si aggiunsero il portiere della Lucchese Olivieri, reduce dai vittoriosi Mondiali di Francia '38, e il centravanti Gaddoni, prelevato dal Piacenza.
I Balon Boys continuavano a costituire il serbatoio per la squadra; proprio dal settore giovanile del Torino provenivano i tre campioni che negli anni trenta giocavano sulla linea mediana della squadra e che passarono alla storia come la mediana delle “sei elle”: Allasio, Gallea ed Ellena. Gallea ed Ellena giocarono anche con Grezar, Loik e Mazzola, l’embrione di quello che sarebbe diventato il “Grande Torino”. Giacinto Ellena fu prima giocatore, poi allenatore, preparatore, osservatore e grande tifoso del Toro, continuando a dedicarsi alla società ancora ultraottuagenario.
Nel campionato 1939/40 i granata terminano al quinto posto, il titolo fu dell’Ambrosiana Inter. Ma l’arrivo più importante fu quello di Ferruccio Novo (foto), che acquisì la società dall'ingegnere Cuniberti. Si trattò di una vera e propria svolta per la società granata; Ferruccio Novo, grazie alle sue doti di mecenate ed attento amministratore e con l’aiuto di validi elementi quali Janni, Ellena e Sperone, riuscì a costruire la squadra nota a tutti come “Grande Torino”, ancor oggi inimitabile.
La prima dell’era “Novo” fu una stagione di studio. Arrivarono il difensore Piacentini ed il centravanti Franco Ossola: il Varese lo lasciò partire per ben 55.000 lire, cifra rilevante per il mercato dell’epoca.
Nel campionato 1940/41 il Torino fu settimo, con l'allenatore austriaco Tony Cargnelli. Bologna ancora Campione d’Italia, mentre capocannoniere granata si laureò subito Ossola con 15 reti in 22 partite.
Nell’estate ’41 il presidente acquistò Menti II dalla Fiorentina, Ferraris II dall’Inter e tre giocatori dalla Juventus: Bodoira, Borel e Guglielmo Gabetto, detto “Il Barone”. Nella stagione 1941/42 il Torino di Andrea Kutik si piazzò secondo, a tre punti dalla Roma, pur potendo vantare il miglior attacco del torneo con 60 reti segnate.
Ma Novo non era ancora soddisfatto. Per il campionato 1942/43 ingaggiò Loik e Mazzola dal Venezia, Grezar dalla Triestina e affidò la direzione tecnica della prima squadra a Janni, che sostituì Kutik. I granata partirono male subendo due sconfitte consecutive contro l’Ambrosiana ed il Livorno, ma nel derby della terza giornata batterono 5-2 la Juve. Il torneo fu un lungo testa a testa tra Torino e Livorno, risolto solo all’ultima giornata, grazie al gol decisivo di Valentino Mazzola che andò a segno contro il Bari: Torino 44 punti, Livorno 43.
Dopo 15 anni il Torino vinse di nuovo lo scudetto, il primo dei cinque consecutivi. Nella stagione 1942/43 il Toro si aggiudicò anche la seconda Coppa Italia con un record senza precedenti: 5 vittorie su 5 partite contro Anconetana, Atalanta, Milan, Roma e Venezia, 20 reti fatte e 0 subite.
A causa della seconda guerra mondiale il campionato del 1944 venne diviso in due gironi: i bombardamenti rendevano difficile lo spostamento delle squadre. Il Torino assunse il nome Torino-Fiat e schierò anche Silvio Piola al fianco di Valentino Mazzola (foto) e Gabetto. Lo scudetto di guerra lo vinse, a sorpresa, il 42° Reggimento dei Vigili del Fuoco di La Spezia, in finale contro il Torino, sconfitto 2-1.
Il campionato cercò di tornare lentamente alla normalità a partire dalla stagione 1945/46: il torneo, tornato su scala nazionale, prevedeva ancora una prima fase territoriale, figlia delle difficoltà logistiche che ancora la facevano da padrone in Italia. I granata trionfarono ampiamente nel girone eliminatorio e andarono poi a conquistare lo scudetto battendo la Juventus nello scontro diretto alla penultima giornata e cucendosi definitivamente al petto il tricolore negli ultimi novanta minuti, quando rifilarono nove reti al Livorno, mentre i cugini bianconeri non andarono oltre il pari a Napoli. E' il secondo scudetto dell'era Novo, il terzo della storia del Toro.
Ancora più roboante il successo nella stagione successiva, quella del 1946/47: i granata partirono bene e terminarono meglio. Se fino a metà campionato i giochi rimasero aperti, non così avvenne nella seconda parte del torneo, quando Mazzola e compagni inanellarono una striscia di sedici risultati utili consecutivi (di cui 14 vittorie) e si aggiudicarono così
nuovamente lo scudetto. Il Torino era una squadra che giocava bene, divertiva e faceva sognare. L'attacco quell'anno risultò stellare: 104 reti segnate, quasi tre gol a partita di media, e Mazzola che a fine anno conquistò la palma di capocannoniere.
Quello della stagione 1947/48 fu non solo il miglior Toro di tutti i tempi, ma anche una delle più forti squadre di sempre. La classifica dei bomber fu vinta da Boniperti con 27 reti, Mazzola ne segnò 25 e Gabetto 23. Questi i primati stabiliti dai granata nella stagione 1947/48: massimo punteggio in classifica, 65 punti in 40 gare; massimo vantaggio sulle seconde classificate, 16 punti a Milan, Juve e Triestina; vittoria in casa più netta, 10-0 all’Alessandria; 29 vittorie complessive su 40 partite giocate; maggior sequenza di gare utili, 21 partite senza mai perdere, dalla ventesima alla quarantunesima, con 17 vittorie e 4 pareggi; maggior numero di punti in casa, 39 su 40; 19 partite vinte su 20 al Filadelfia; maggior numero di reti segnate, ben 125; minor numero di reti subite, solo 33.
Il GRANDE TORINO
Per il campionato 1948/49 il Torino si affidò al nuovo allenatore inglese Leslie Lievesley. Si trattò di un torneo combattuto, Inter e Milan principali avversarie dei campioni d’Italia. Il Torino terminò il girone d’andata in testa alla classifica a pari merito con il Genoa. Il 30 aprile a S. Siro il Torino, in vantaggio di quattro punti nel campionato, pareggiò (0-0) con l’Inter, ponendo un'ipoteca decisiva per la conquista dell’ennesimo scudetto. Poi la squadra si fermò a Milano: i granata erano attesi martedì 3 maggio da una gara amichevole a Lisbona contro il Benfica.
FONTE: www.torinofc.it Foto LaPresse e F:4.
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